Quest'uomo è mio padre. Vive nel buio più totale da più di 30 anni e posso solamente tentare di immaginare cosa possa significare non vedere. Ci vuole tempo per capire quanto ami una persona. Io ci ho messo 36 anni. Per dirgli quanto gli voglio bene, con le lacrime agli occhi, oggi, dopo che gli ho fatto la barba. Sapete, quando la partita sta per finire e senti il fiato sul collo, è allora che allunghi il passo, illudendoti di poter riavvolgere la bobina. Vorresti. Vorresti. Vorresti. Ma non c'è poi granché da fare. Cerchi di correre a perdifiato lungo quel ponte che ti divide fra l'essere e il Nonea. Mi domando, disorientato, dove sia il senso di tutto ciò, quando vedi un uomo che si spegne lentamente e che "non ci son più scene, dove sapere se hai recitato bene o male, cambiare un po' il finale, prima che il mondo rida o si commuova, applauda o se ne vada ai titoli di coda", come strilla una grande canzone. Ma la musica è qui con me. Il più grande regalo che mio padre mi abbia fatto. Sapeva che sarebbe stato l'unico balsamo inestinguibile, capace di tenermi a galla in questo maremoto di merda. Grazie, papà. Ti amo♡

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